Qui la prima parte [Parte1]
Scattate le foto di rito e godute le meraviglie del paesaggio abbiamo ripercorso a ritroso la strada per poi svoltare a sinistra verso il Passo Giovo. Se devo dire la verità è carino ma nulla di eclatante, salendo da Merano. Lo sapevamo, ci è servito semplicemente per portarci da Merano a Vipiteno dove abbiamo imboccato la strada del meno noto - ma non per questo di livello inferiore - Passo Pennes.
Da Nova Ponente siamo saliti sul Passo Lavazè, d'estate molto bello come punto di partenza per escursioni, d'inverno paradiso per gli sciatori di fondo.
L'unica struttura che si salvò fu la Chiesetta, ancora oggi presente. Ricorre quest'anno il trentennale da quella strage.
Scesi verso Tesero abbiamo preso la Val di Fiemme in direzione Predazzo e da lì siamo saliti sul Passo Rolle. Attraversate Bellamonte e Paneveggio si attraversa l'omonimo Parco di Paneveggio, famoso perchè si racconta che Stradivari in persona sia stato visto aggirarsi alla ricerca degli alberi più idonei alla costruzione dei suoi violini: abeti rossi plurisecolari il cui legno, grazie alla sua particolare capacità di "risonanza", forniva la materia prima ideale per la costruzione delle casse armoniche.
Usciti dal bosco si giunge alla sommità dove l'imponenza e la maestosità delle Pale di San Martino lascia esterrefatti, senza fiato.
Se si ha la fortuna di arrivare in condizioni di cielo terso, le Pale sono veramente una meraviglia della natura che lascia incantati.
Dopo le consuete foto di rito siamo rientrati sul Lavazè apportando una piccola deviazioni sul Passo Oclini. Dal Lavazè si raggiunge in pochi chilometri, la strada finisce sul passo che è delimitato a destra dal Corno Bianco e a sinistra dal Corno Nero.
Giunti in cima abbiamo incontrato Federico, istruttore nella palestra di Robby (e Manu), la SKS Performance, che stanco della calura padana ha preso la macchina ed è salito da Bologna per godersi il tramonto sul Corno Bianco. Ovviamente non ha raggiunto la vetta come tutti i comuni mortali, camminando ma bensì di corsa... 'sti atleti.
In realtà conosce molto bene la zona perchè per diversi anni ha lavorato in una palestra di Cavalese ed è un grande amante della montagna.
Dall'Oclini siamo andati al Garnì Holzer per una doccia veloce. Una volta sistemate le moto per la notte ci siamo avviati a piedi a cena... dopo una giornata in moto il momento della camminata pre-post cena è una libidine assoluta.
A tavola ho visto amici mangiare cose che voi umani ...
Eravamo rimasti al pernottamento presso l'Hotel Monya: dopo un bel sonno ristoratore abbiamo fatto una discreta colazione nella veranda che volge sul giardinetto interno affacciato sulla piscina.
Lubrificate le catene delle moto ci siamo diretti verso la prima stazione di servizio per fare rifornimento. La stazione era piena di Porsche targate Germania, parcheggiate in ogni dove, guidate da canuti signorotti alemanni. Questa postilla è importante perchè nell'arco della giornata ce li siamo ritrovati ovunque. Lo dico in tono sprezzante perchè guidano queste potenti auto trasgredendo limiti e regole. Non mi piacciono i luoghi comuni né tanto meno fare di tutte le erbe un fascio ma non mi sono piaciuti, per niente.
Lubrificate le catene delle moto ci siamo diretti verso la prima stazione di servizio per fare rifornimento. La stazione era piena di Porsche targate Germania, parcheggiate in ogni dove, guidate da canuti signorotti alemanni. Questa postilla è importante perchè nell'arco della giornata ce li siamo ritrovati ovunque. Lo dico in tono sprezzante perchè guidano queste potenti auto trasgredendo limiti e regole. Non mi piacciono i luoghi comuni né tanto meno fare di tutte le erbe un fascio ma non mi sono piaciuti, per niente.
Nel centro di Merano è molto facile seguire le indicazioni per i passi Giovo e Rombo, i cartelli sono onnipresenti.
La strada è molto bella, costeggiata da vigneti e meleti. Dopo un primo tratto abbastanza tortuoso il percorso è intervallato da diversi rettilinei e il paesaggio muta d'aspetto con l'aumentare dell'altezza.
La salita verso il Passo Rombo lascia a bocca aperta per i paesaggi che si aprono man mano che si sale. Rispetto al Gavia non c'è paragone, al confronto è largo come un'autostrada anche se in alcuni passaggi il muretto di contenimento è mooooolto basso.
Arrivati (quasi), in cima c'è una galleria delimitata alle estremità da due portoni che incutono un certo terrore, il passo è aperto dalle 07.00 di mattina alle 20.00 sera. Deduco che agli orari indicati questi vengano chiusi, sperando senza nessuno dentro.
Arrivati (quasi), in cima c'è una galleria delimitata alle estremità da due portoni che incutono un certo terrore, il passo è aperto dalle 07.00 di mattina alle 20.00 sera. Deduco che agli orari indicati questi vengano chiusi, sperando senza nessuno dentro.
Il culmine, ovvero il Passo, coincide col confine tra Italia e Austria, sono infatti già presenti i cartelli stradali che indicano i limiti di velocità austriaci e l'obbligo di acquisto ed esposizione della famosa vignette (o bollino), che consente di percorrere le strade l'oltralpe.
La discesa dal Giovo però è molto affascinante, la strada ha un asfalto stupendo, si attraversa per molti chilometri un bosco fitto, fresco, i cui profumi penetrano nelle narici lasciandoti un retrogusto di Pastiglie Valda !
Scendendo si passa di fianco alla fabbrica della Sterzing Vipiteno (Latteria Vipiteno), i cui prodotti sono presenti in tutti i supermercati della GDO. Luca sicuramente ne è un grande consumatore perchè in prossimità dello stabilimento ha iniziato a gesticolare indicando la fabbrica, contento come un bambino che ha appena visto la fabbrica delle caramelle preferite.
Arrivati a Vipiteno dalla strada del Giovo c'è subito il bivio per Bolzano attraverso il Passo Pennes.
Scendendo si passa di fianco alla fabbrica della Sterzing Vipiteno (Latteria Vipiteno), i cui prodotti sono presenti in tutti i supermercati della GDO. Luca sicuramente ne è un grande consumatore perchè in prossimità dello stabilimento ha iniziato a gesticolare indicando la fabbrica, contento come un bambino che ha appena visto la fabbrica delle caramelle preferite.
Arrivati a Vipiteno dalla strada del Giovo c'è subito il bivio per Bolzano attraverso il Passo Pennes.
Mi innamorai di questa strada sin dalla prima volta che la percorsi nel 1998. Da Vipiteno in pochi chilometri si arriva alla sommità di questo passo molto brullo, selvaggio, spesso spazzato dal vento. Non riesco a trovare le parole per definirlo, ha un qualcosa di magico, rilassante e inquietante al tempo stesso. Poco frequentato e di conseguenza poco caotico, a dirla tutto offre pure poco in termini di strutture. Tutte le volte penso (e sogno), di salirci la mattina, parcheggiare la moto e arrampicarmi in cima ad una vetta trascorrendo la giornata sdraiato su un plaid leggendo un libro. Mah, chissà, prima o poi lo farò.
Dal passo si scende molto rapidamente in Val Sarentino: è ampia, molto verde, percorsa da un fiume e intervallata da paesini fiabeschi. E' molto lunga e la parte finale, quella che precede l'arrivo a Bolzano, un pò stancante perchè si passa da un clima fresco (talvolta freddo) dell'alta quota alla canicola asfissiante di Bolzano che per assurdo è una delle città più calde d'Italia.
Dal passo si scende molto rapidamente in Val Sarentino: è ampia, molto verde, percorsa da un fiume e intervallata da paesini fiabeschi. E' molto lunga e la parte finale, quella che precede l'arrivo a Bolzano, un pò stancante perchè si passa da un clima fresco (talvolta freddo) dell'alta quota alla canicola asfissiante di Bolzano che per assurdo è una delle città più calde d'Italia.
Attraversato il centro di Bolzano abbiamo puntato in direzione Nord imboccando la Val d'Ega: è una strada che conosco bene perchè meta delle nostre vacanze estive, autunnali, invernali, primaverili. Praticamente la percorro tutto l'anno.
Mi ha fatto piacere guidarla anche in moto, mi mancava da un po'. Abbiamo seguito le indicazioni per Nova Ponente dove siamo andati al Garnì Holzer per lasciare i bagagli cosicché le moto fossero un po' più leggere e maneggevoli. Essendo noi ancora dei bambini abbiamo fatto un salto al Santuario di Sant'Elena per la merenda: uova speck e patate saltate per Luca, io e Robby panino allo speck.
Ripartendo da Santuario ci hanno fatto compagnia due piccoli di capriolo.
Mi ha fatto piacere guidarla anche in moto, mi mancava da un po'. Abbiamo seguito le indicazioni per Nova Ponente dove siamo andati al Garnì Holzer per lasciare i bagagli cosicché le moto fossero un po' più leggere e maneggevoli. Essendo noi ancora dei bambini abbiamo fatto un salto al Santuario di Sant'Elena per la merenda: uova speck e patate saltate per Luca, io e Robby panino allo speck.
Ripartendo da Santuario ci hanno fatto compagnia due piccoli di capriolo.
Da Nova Ponente siamo saliti sul Passo Lavazè, d'estate molto bello come punto di partenza per escursioni, d'inverno paradiso per gli sciatori di fondo.
Scendendo il Passo Lavazè siamo passati da Stava, poco nota ai molti ma ahimè celebre per una tragedia simile a quella che accadde a Longarone con la diga del Vajont:
Alle ore 12, 22 minuti e 55 secondi del 19 luglio 1985 cede l'arginatura del bacino superiore della miniera di Prestavel, il bacino crolla su quello inferiore che a sua volta crolla. La massa fangosa composta da sabbia, limi ed acqua scende a valle ad una velocità di quasi 90 chilometri orari e spazza via persone, alberi, abitazioni e tutto quanto incontra fino a confluire nel torrente Avisio. Lungo il suo percorso la colata di fango provoca la morte di 268 persone, la distruzione completa di tre alberghi, 53 case d'abitazione e sei capannoni; otto ponti demoliti e nove edifici gravemente danneggiati. Uno strato di fango tra 20 e 40 centimetri ricopre un'area di 435.000 metri quadri per una lunghezza di 4,2 chilometri. Dalle discariche fuoriescono 180 mila metri cubi di materiale ai quali si aggiungono altri 40-50 mila metri cubi provenienti da processi erosivi, dalla distruzione degli edifici e dallo sradicamento di centinaia di alberi, per un danno complessivo di oltre 133 milioni di euro.
In mezzora è sparito un paese intero.
Alle ore 12, 22 minuti e 55 secondi del 19 luglio 1985 cede l'arginatura del bacino superiore della miniera di Prestavel, il bacino crolla su quello inferiore che a sua volta crolla. La massa fangosa composta da sabbia, limi ed acqua scende a valle ad una velocità di quasi 90 chilometri orari e spazza via persone, alberi, abitazioni e tutto quanto incontra fino a confluire nel torrente Avisio. Lungo il suo percorso la colata di fango provoca la morte di 268 persone, la distruzione completa di tre alberghi, 53 case d'abitazione e sei capannoni; otto ponti demoliti e nove edifici gravemente danneggiati. Uno strato di fango tra 20 e 40 centimetri ricopre un'area di 435.000 metri quadri per una lunghezza di 4,2 chilometri. Dalle discariche fuoriescono 180 mila metri cubi di materiale ai quali si aggiungono altri 40-50 mila metri cubi provenienti da processi erosivi, dalla distruzione degli edifici e dallo sradicamento di centinaia di alberi, per un danno complessivo di oltre 133 milioni di euro.
In mezzora è sparito un paese intero.
L'unica struttura che si salvò fu la Chiesetta, ancora oggi presente. Ricorre quest'anno il trentennale da quella strage.
Scesi verso Tesero abbiamo preso la Val di Fiemme in direzione Predazzo e da lì siamo saliti sul Passo Rolle. Attraversate Bellamonte e Paneveggio si attraversa l'omonimo Parco di Paneveggio, famoso perchè si racconta che Stradivari in persona sia stato visto aggirarsi alla ricerca degli alberi più idonei alla costruzione dei suoi violini: abeti rossi plurisecolari il cui legno, grazie alla sua particolare capacità di "risonanza", forniva la materia prima ideale per la costruzione delle casse armoniche.
Usciti dal bosco si giunge alla sommità dove l'imponenza e la maestosità delle Pale di San Martino lascia esterrefatti, senza fiato.
Se si ha la fortuna di arrivare in condizioni di cielo terso, le Pale sono veramente una meraviglia della natura che lascia incantati.
Dopo le consuete foto di rito siamo rientrati sul Lavazè apportando una piccola deviazioni sul Passo Oclini. Dal Lavazè si raggiunge in pochi chilometri, la strada finisce sul passo che è delimitato a destra dal Corno Bianco e a sinistra dal Corno Nero.
Giunti in cima abbiamo incontrato Federico, istruttore nella palestra di Robby (e Manu), la SKS Performance, che stanco della calura padana ha preso la macchina ed è salito da Bologna per godersi il tramonto sul Corno Bianco. Ovviamente non ha raggiunto la vetta come tutti i comuni mortali, camminando ma bensì di corsa... 'sti atleti.
In realtà conosce molto bene la zona perchè per diversi anni ha lavorato in una palestra di Cavalese ed è un grande amante della montagna.
Dall'Oclini siamo andati al Garnì Holzer per una doccia veloce. Una volta sistemate le moto per la notte ci siamo avviati a piedi a cena... dopo una giornata in moto il momento della camminata pre-post cena è una libidine assoluta.
A tavola ho visto amici mangiare cose che voi umani ...
Ovviamente conosco bene il Passo di Lavazè e la tragedia di Stava.
RispondiEliminaE conosco bene pure le prelibatezze della mia regione.
Vitaccia 'sto viaggio in moto .....